24 Giugno 2025

58 Valles. Il secondo libro di Adriana Valles

Cinquantotto schizzi per ritrarre il genere umano. Cinquantotto storie che l'acconciatrice Adriana Valles ha vissuto nel suo salone e che vuole condividere. Perché, dice, “Un uomo non può essere completo da solo”. di Lucia Preziosi


“Non taglio i capelli, no. Li modello, li scolpisco, li muovo, li fermo, li arriccio, li sfilo, li gonfio. Creo forme, bellezza, simmetrie e asimmetrie, equilibri e squilibri. Addolcisco con il mio tocco la vita degli altri, entro un atmosfere sempre diverse per poi uscirne più ricca. Amo ciò che faccio e ciò che sono”. È un passo tratta da 58 Valles, un libro sulla vita dell'acconciatrice Adriana Valles scritto dall'amica-scrittrice Francesca Boari e curato dal figlio Giacomo Melandri. Un libro che tocca le corde del cuore perché semplice, diretto e al tempo stesso profondo.

Da dove nasce l'idea di questo secondo libro?
Dall'affettuosa insistenza di chi ha letto il mio primo libro, Le orme dell'orso. Una biografia nata quasi per caso – la mia amica Francesca aveva deciso di riporre la penna nel cassetto e per convincerla a non farlo le ho proposto di mettere su carta la mia vita – e un successo del tutto inaspettato. Il libro ha venduto oltre 700 copie ed è stato letto da almeno 1.500 persone. Altra sorpresa, il premio ricevuto da un concorso della città di Lecce e la trasformazione del libro in versione eBook. Da qui l'idea di fare un secondo libro legato ai miei 58 anni, con altrettanti racconti legati alla mia vita professionale.

Ci può dire qualcosa di Francesca Boari?
Senza la sua penna non sarei riuscita a trasmettere di me. Con lei, ho imparato il vero significato della parola “empatia”. Non è condividere, non è ascoltare, ma vivere l'altro pienamente, nei gesti, cuore, passato, presente, nella vita, nella sua storia. Leggendomi mi commuovevo e stupivo, ma eri lì Francesca? Questo in sintesi per le “Orme dell'Orso” e in “58”. È mia cliente da più di 20 anni, mi conosce ma è attentissima ad ogni mia scelta ed esperienza lavorativa. Io scrivo e lei le trasforma senza modificare il contenuto, in letteratura. Francesca è professoressa di filosofia e storia, scrittrice attenta alle vite vissute, guarda nelle anime delle persone e non avrei potuto donare la mia vita ad un altra persona. Mi sento una privilegiata ad averla incontrata.

È bello il suo modo di vivere la vita, che si riflette anche nel lavoro: la discrezione nel trattare con le persone, l'emozione nel dover tagliare i capelli a delle bambole, l'arrossire davanti a certe situazioni: è questo il segreto del suo successo?
Più che di successo mi piace parlare di rispetto. Si ha successo nella vita solo se si vive nel rispetto degli altri. Sono finiti i tempi delle aristocratiche e del servilismo: fare di se stesse una principessa significa condannarsi a una vita di solitudine. Io amo condividere esperienze, vivere a fondo la mia vita (professionale e non), uscire con le amiche, vedere il mondo con occhi sempre diversi.

In 58 Valles dice “Il mio è un lavoro che da accesso alle cose umane”: che cosa ama di più delle donne? E degli uomini?
Penso che le persone siano belle, giovani e meravigliosamente uniche! Il vero problema è che spesso questa bellezza viene tenuta nascosta, forse per paura, forse come conseguenza di determinate esperienze di vita. Ecco perché quando una cliente entra nel mio negozio mi piace andare oltre le prime apparenze, per capire chi ho veramente di fronte e tirarne fuori la vera identità. Un giorno è entrata nel mio salone una donna di circa 70 anni, aveva i capelli bianchi e una testa permanentata che la rendeva ancora più anziana. L'ho guardata muoversi, l'ho ascoltata e ho colto dettagli che stonavano con l'acconciatura che aveva. Ho capito che aveva una personalità particolare (successivamente mi ha detto essere una scultrice) che volevo tirare fuori: oggi ha una testa punk alla Tina Turner che indossa divinamente.

Nel libro dice ancora “Faccio fatica a lavorare quando non condivido le motivazioni di una scelta”. È giusto accontentare sempre le clienti?
Provo sempre a consigliare il look migliore per la cliente che ho di fronte perché penso che se vengo scelta è anche per ciò che propongo. Siamo dei professionisti e dobbiamo difendere il nostro mestiere: se una persona arriva con idee molto precise ma sbagliate, è giusto spiegare il perché quella scelta stilistica proprio non funzionerebbe e quali strade alternative potrebbero al contrario risultare vincenti.

Osare, osare, osare sempre…”: nei capelli come nella vita?
Osare sempre ma nel pieno del rispetto di te stesso e di chi hai accanto. È stato illuminante il film Marigold Hotel che narra di un gruppo di pensionati britannici che decide di recarsi a Jaipur e capovolgere la loro vita facendo cose che non avevano mai fatto da giovani. Si può osare nella vita, così come anche nel look, sena dimenticare il buon gusto.

Si legge nel libro “È importante lavorare con persone con le quali ci siano le giuste sinergie”: in che modo sceglie i suoi collaboratori?
Le scelgo per le loro capacità ma anche per il loro essere interiore. Non mi piace cambiare le persone, amo la diversità e il bello che la diversità offre al mondo. Quel che cerco di fare però è tirare fuori il meglio di una persona. Il nostro ultimo acquisto in salone è un ragazzo arrivato al colloquio con uno stile rap che poco si sposava con le clienti tutto the e biscottini, ma che ha dimostrato sin da subito una grande creatività. L'ho assunto e dopo un grande lavoro portato avanti anche con la famiglia, oggi riesce ad essere elegante senza aver mai tradito la sua vera essenza. È un lavoro che richiede fatica quotidiana ma ritengo che un team debba operare in sinergia puntando su personalità e capacità diverse tra loro.

Nel libro parla di un legame capelli-scarpe: ci spiega meglio?
Sì, mi piace partire dai piedi per arrivare alla testa. Qualche anno fa ho condotto un seminario a Rimini partendo da 30 paia di scarpe – rubate alle amiche a seconda dei vari stili – e dimostrando che tra i due estremi c'è una certa armonia.

L'antipatica” è finalmente fuori dal salone! Quanti acconciatori vorrebbero avere il coraggio di fare altrettanto, stracciando per una volta il detto “le clienti hanno sempre ragione”…
Era una donna veramente difficile che mi stava svuotando il negozio. Eravamo arrivati al punto che alcune clienti prima di prenotare si informavano sulla presenza o meno della signora… Ho pazientato tanto prima di farlo, ho cercato di capire, ponderare, sopportare ma a tutto c'è un limite. È stato difficile ma ho guadagnato in vita.

Amo Ferrara e ammetto che non abiterei in nessun'altra città”. Non le manca mai la sua Argentina?
Ferrara mi ha dato molto. In questa città ho conosciuto tante amiche, mi sono innamorata, mi son sposata e ho avuto un figlio meraviglioso, Giacomo, che ha curato questo libro. Lui è il mio vero capolavoro, siamo molto uniti, mi aiuta nell'organizzare gli eventi e mi da consigli. Ora vive a Berlino ma è informato su tutto ciò che faccio, sa anche di questa intervista. Ferrara per me è amore, affetto, amicizia, ma non dimentico Mendoza, che consiglio a tutti di visitare almeno una volta nella vita perché bellissima.

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