7 Ottobre 2025

World Wide Hair Tour 2024 di Davines a Berlino

L’edizione 2024 del World Wide Hair Tour che si è tenuta a Berlino dal 6 all’8 ottobre, è stato un evento straordinario. Oltre 2.400 persone, provenienti da 53 nazioni differenti si sono riunite per assistere alle esibizioni dei master hairstylist Davines.

Anche quest’anno, il WWHT si è confermato come un palcoscenico di grande importanza per stilisti creativi, che si sono confrontati, hanno condiviso le ultime tendenze ed esplorato nuove idee in un’atmosfera che ha celebrato la bellezza, il tutto permettendo ai presenti di immergersi nell’energia vibrante della capitale tedesca.

Il primo giorno del WWHT24 è stato caratterizzato da performance e attività avvincenti alla Davines Experience, presso Alte Münze. Durante la cena di benvenuto, i dieci finalisti del Talent Green House di quest’anno hanno presentato le loro interpretazioni personali del concetto di “hair identity” firmata Davines, in uno spettacolo che ha saputo mescolare arte visiva e musica avvolgente.

Il secondo giorno, sul palco della Uber Eats Music Hall, si sono alternati famosi hairstylist di fama internazionale. Il primo a salire in scena è stato Danny Pato, premiato in Nuova Zelanda come Parrucchiere dell’Anno 2024, che ha presentato una collezione ispirata al potere femminile delle tre sovrane nomadi, le “Nomad Queens”. La sua creazione ha portato in passerella sei acconciature audaci e innovative, con volumi e texture sorprendenti, nate dall’incontro di diverse influenze culturali.

A seguire, l’hairstylist svedese Annie Ankervik ha messo in scena il suo spettacolo “Alchemy of Superheroes”. Nel suo show eroico, ha rappresentato quattro salvatori fondamentali per il pianeta, considerati veri e propri superpoteri che ci circondano ogni giorno, invitando il pubblico a riflettere su come migliorarsi, considerando le sfide globali attuali.

Il team londinese Allilon ha dato vita a uno spettacolo eccezionale, che ha unito bellezza, musica e danza. Stravolgendo il classico formato dei hair show, Allilon ha collaborato con il coro berlinese “A Song For You”, composto da voci BIPOC, offrendo una combinazione straordinaria di suoni e immagini per raccontare una storia di rifiuto, consapevolezza e inclusione.

Allilon

Il salone Radio London ha proseguito con una performance dedicata alle sottoculture creative di Berlino. I video proiettati hanno accompagnato le sessioni di styling dal vivo, offrendo una visione cinematografica del processo creativo degli artisti, ispirato alla diversità culturale della capitale tedesca.

TGH

Tom Connell, Hair Art Director per Davines, ha chiuso la prima giornata di show, ricreando alcuni look presenti nella sua rivista “I followed him to the studio, but I was too late to stop him”. Questi look mettevano in risalto i contrasti e la valorizzazione del colore naturale. Attraverso una lettura originale del concetto di sostenibilità, Tom ha giocato con l’idea dei riflessi, sottolineando come il nostro ambiente rifletta le nostre scelte personali e le nostre azioni.

Dopo una giornata di esibizioni alla Uber Eats Music Hall, gli ospiti si sono preparati per la serata, ritrovandosi più tardi al party intitolato “Give Peace a Chance”, mentre Davines animava il Kraftwerk Rummelsburg di Berlino.

Il terzo giorno è iniziato con una performance di Jesus Oliver, hairstylist di fama internazionale, che ha presentato uno spettacolo ispirato alla bellezza dell’ambra. Con tagli scalati e strutturati, ha dato profondità ai capelli, esaltando le sfumature metalliche e luminose del rosso, rame e giallo.

Coray Absolut, vincitore del Talent Green House 2022, ha presentato il suo spettacolo “Prioller”, ispirato alle sue radici turche e ai suoi ricordi personali. Combinando stampe vivaci, foulard e la tecnica del “rullo”, che gli ha fatto vincere il titolo, Coray ha promosso l’individualità, l’autenticità e la semplicità.

Michael Polsinelli ha chiuso questi giorni di spettacolo con una performance che esplorava il tema della “distorsione visiva”, celebrando la bellezza dell’imperfezione. Ha presentato tre look sapientemente colorati, introducendo acconciature complesse ispirate alla natura e all’universo, utilizzando materiali inusuali come tubi di gomma e reti per rappresentare il sistema solare.

Il palco ha ospitato anche la cerimonia di premiazione del concorso Talent Greenhouse, in cui il parrucchiere britannico Ben Grace ha trionfato, aggiudicandosi il titolo di vincitore del TGH 2024, assegnato da una giuria di esperti del settore, e avendo la possibilità di partecipare al prossimo WWHT del 2026.

La nostra intervista a Tom Connell

Oggi siete a Berlino, in una città simbolo della modernità e della musica. Come alimenta la sua creatività? Le piace ascoltare la musica mentre lavora o ha bisogno di rilassarsi nel tempo libero?

Quando devo preparare uno spettacolo, la musica è sempre la prima cosa a cui penso, da sempre per me è la molla da cui nascono le prime idee. Mi capita spesso di scoprire una canzone che immagino per l’inizio di uno spettacolo o il finale e allora la ascolto dieci, venti, trenta, quaranta volte, ad esempio, quando vado in giro per Parma in bicicletta. Ascoltandola costantemente nell’arco dei giorni e delle settimane e inizio a creare un film nella mia mente su come mi piacerebbe aprire lo spettacolo e a come mi immagino anche al finale. Quindi tutto per me inizia sempre con la musica. Quando lavoro a un’idea per i capelli e ne sto ancora definendo il concetto, ho bisogno di silenzio, ma quando ho abbastanza idee per iniziare a mettere le mani in pasta e sperimentare con il colore, i capelli o lo styling, allora metto la musica mentre lavoro.

Dopo tutti questi anni di passione e creatività, cosa le piace ancora del suo lavoro? Cosa la spinge a svegliarsi la mattina e come ci si sente ad essere direttore creativo giorno dopo giorno…?

Quando rifletto sul mio lavoro, mi chiedo sempre: “Cosa c’è dopo?”. Non sono una persona che si sofferma a guardare indietro una volta concluso un progetto. Sebbene questo approccio possa a volte rivelarsi non sempre vantaggioso, poiché, dopo aver completato un progetto e averlo montato, mi concentro subito su nuove idee senza dedicare sufficiente attenzione alla fase di lancio e comunicazione. Per me, il vero piacere risiede nel processo creativo, non in ciò che accade successivamente. I giudizi, siano essi positivi o negativi, hanno un peso marginale, perché è l’atto stesso di creare che mi soddisfa pienamente. Una volta terminato un progetto, fotografato e montato, mi sento appagato e sono pronto a dedicarmi al successivo. Questo approccio si allinea perfettamente al mio ruolo di direttore creativo in Davines, un’azienda che guarda costantemente al futuro. Già 25 anni fa, Davide Bollati, insieme a Maria Vittoria Mangiarotti, direttore creativo di Davines, parlava di sostenibilità quando ancora pochi ne erano consapevoli. L’obiettivo è sempre stato quello di guardare avanti, domandarsi “Cosa c’è dopo?” e non adagiarsi mai su un’idea, ma tornare sempre al punto di partenza per innovare e progredire. Quando si pensa alla creatività, c’è un’analogia che mi piace. Si dice che le persone che si dedicano all’arte sono o cowboy o contadini. I contadini arano lo stesso campo e diventano esperti in questa attività. I cowboy, invece, sono sempre in movimento e orientati verso la prossima frontiera, perciò non diventano mai completamente esperti in qualcosa, ma per loro ciò che è importante è quello che viene dopo.

Cosa ne pensa dell’Intelligenza Artificiale? La state utilizzando? Pensate di utilizzarla in futuro? Qual è la vostra opinione?

Penso che l’intelligenza artificiale sia uno strumento, come qualsiasi altra cosa, esattamente come i social media sono uno strumento. E se non lo usi è lui che usa te, quindi è qualcosa a cui dobbiamo stare molto attenti… Tuttavia, l’arte quella di grande valore come un dipinto straordinario, una canzone memorabile o un’immagine di forte impatto, condivide un elemento essenziale: la meraviglia. Pensiamo, ad esempio, ad un’opera di Leonardo da Vinci o ad una canzone dei Beatles, entrambe suscitano il desiderio di capire come abbiano potuto comporle con tanta maestria. È da questa meraviglia che scaturisce il piacere dell’arte: l’incredulità di fronte al fatto che un essere umano sia riuscito a spingersi così oltre per creare qualcosa di straordinario. È in questo che risiede l’ispirazione.

Se un’opera è creata da una macchina, l’effetto è diverso e la meraviglia svanisce. Una Ferrari, ad esempio, è più veloce di Usain Bolt e se lui corresse contro una Ferrari, quest’ultima vincerebbe senza dubbio: è una macchina, naturalmente è più veloce. Ciò che a me interessa è la straordinarietà di quanto possa spingersi lontano un essere umano. Questo è il motore della mia energia e della mia vitalità, ciò che mi stimola a intraprendere nuove sfide. Quando qualcuno sale sul palcoscenico con un’opera realizzata da un computer, può essere esteticamente apprezzabile, ma la meraviglia non c’è più, perché è ovvio che una macchina possa farlo.

Spesso crei collezioni molto avant garde….non molto commerciali. Preferisci questo tipo di lavoro o è qualcosa che ti viene richiesto da Davines?

Quando lavoro a una campagna, seguo due direzioni principali. È importante mantenere una chiara distinzione tra creatività e approccio commerciale, perché cercare di mescolare i due rischia di far perdere il messaggio. In Davines, quindi, suddividiamo gli obiettivi. Da un lato, sviluppiamo collezioni concettuali che aggiungono un’atmosfera creativa al marchio, ispirando e facendo sognare riguardo a ciò che si può realizzare con i nostri prodotti. Dall’altro, creiamo campagne più mirate all’uso nei saloni di bellezza, con tecniche educative abbastanza sofisticate da stimolare l’apprendimento, ma sufficientemente semplici da implementare nel contesto lavorativo quotidiano. Questo approccio ci permette di bilanciare creatività e commercialità, proprio come una casa di moda distingue tra alta moda e prêt-à-porter, ed è un equilibrio necessario per un’azienda che opera nel settore dei parrucchieri.

Le dichiarazioni di Davide Bollati CEO Davines Group

Come si fa a separare business da impatto ambientale? Come vi state muovendo in tal senso. È in linea con i dettami delle BCorp questo disaccoppiamento?

Il disaccoppiamento tra la crescita del business e la riduzione dell’impatto ambientale di un’azienda è parte del modello di business delle B Corp, che sono aziende stakeholder-driven. Il Gruppo Davines ha scelto di integrare nel suo modello di business un percorso di sviluppo ed evoluzione guidati dalla sostenibilità e dal principio di rigenerazione. La nostra azienda è questo e il disaccoppiamento di cui sopra è solo un meccanismo che dimostra che si può crescere da un punto di vista economico finanziario, però si può invece scendere dal punto di vista di impronta sociale ed ambientale.

Riguardo alla città di Berlino: voi fate sempre il Worldwide Tour all’interno di una città che è speciale e immagino vi comunichi qualcosa dal punto di vista artistico e culturale. Quali sono i punti di contatto che lei vede tra la vostra azienda e Berlino? Come mai avete scelto proprio questa città?

La città l’abbiamo scelta per diversi motivi. Un primo motivo, diciamo così, forse un po’ più pragmatico, è
perché abbiamo appena aperto una nuova filiale a Düsseldorf a inizio 2023, avendo quindi un’attenzione particolare al mercato tedesco che è il primo in Europa. Ma, visto il momento che stiamo
vivendo, Berlino rappresenta anche simbolicamente una città che ha avuto momenti di rinascita e momenti
di crescita…. È una città che ha avuto una storia molto travagliata: guerre e sofferenze fortissime, seguite sempre da una rinascita.
Queste tragedie hanno segnato e fatto soffrire molto questa città; oggi però viviamo una Berlino inclusiva, che grazie alla creatività e alla multiculturalità è assolutamente all’avanguardia dal punto di vista culturale, creativo e
artistico nel mondo. Visto il momento buio che stiamo vivendo in fatto di guerre, di diverse problematiche,
sia ambientali che sociali, dovute secondo me al fatto che il modello economico che stiamo vivendo è un
modello da rifondare, Berlino rappresenta un simbolo di un qualcosa di nuovo che può nascere: una luce
dalle tenebre.

Come vede DAVINES tra cinque anni? Come la vede e quali sono gli obiettivi che si pone?

La storia del nostro Gruppo è sempre stata una storia di crescita diciamo organica e costante nel tempo. Una storia fatta di lavoro di qualità, di affinamento della strategia, della nostra ambizione morale
come B Corp e come stakeholder Company.
Ci stiamo preparando ai prossimi anni sia da un punto di vista economico finanziario, ma anche dal punto di vista di progetti che dobbiamo fare per continuare a mantenere il nostro posizionamento.
Il posizionamento di un’azienda che vuole essere esemplare sia dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico; per noi queste sono tre cose da cui non si può prescindere.
Abbiamo recentemente lanciato, in occasione della Climate Week di New York, la nuova strategia di sostenibilità ambientale al 2030, racchiusa nel programma “2030: Davines Group Towards Planet Regeneration” che è ricca di ambiziosi progetti ambientali.
Si tratta di progetti sulla decarbonizzazione, con l’obiettivo di una riduzione del 55% delle nostre emissioni. Per la circolarità invece continueremo la nostra partnership con Plastic Bank e la guida degli eco-design principles nel disegno dei nostri packaging, per arrivare entro la fine del 2030 con un 90% di plastica riciclata nei nostri packaging. E poi abbiamo un importante progetto di agrivoltaico che coinvolgerà EROC, European Regenerative Organic Center, il nostro centro di ricerca sull’agricoltura biologica rigenerativa – in partnership con Rodale Institute – a Parma.

La sostenibilità è cara….è un lusso. Lo vediamo anche con le auto elettriche. Pensa che per il consumatore finale sarà più accessibile? Quali sono i consigli che può dare a un parrucchiere per non scoraggiarsi? Ad esempio non associare la sostenibilità con il lusso?

Io credo che avere un obiettivo di medio lungo termine sia molto importante per i family
business e non solo…. Quando si parla di sostenibilità non si parla di obiettivi a breve, ma a medio e lungo
termine. Investire nel medio lungo credo sia la cosa giusta per qualunque parrucchiere. Questa è una direzione che diventerà sempre più forte, anche alla luce dell’evolversi veloce del mondo di oggi.
Il consumatore sarà sempre disposto a pagare un pò di più per un prodotto sostenibile…, ma non credo che
vada fatto per il mercato, ma va fatto per una questione di longevità dell’attività. Ad esempio noi, nel Gruppo Davines,
sono vent’anni che ci impegniamo su questi temi e abbiamo portato avanti degli investimenti importantissimi, non solo per una questione di redditività, ma anche per il posizionamento, per il mantenimento della competitività sul mercato e di distinzione all’interno del mercato della bellezza, che sappiamo essere molto competitivo. Quindi il mio consiglio è di iniziare subito, di iniziare il prima possibile: un pezzo alla volta perché comunque è vero, i costi ci sono. Però anno dopo anno i costi si affrontano, non si può fare tutto subito. Così si affronta il futuro… poi piano piano, dopo tanti anni, ci si accorge, come ci siamo accorti noi che il nostro sarà un futuro più longevo rispetto ad altre realtà che magari sottovalutano l’importanza di questi temi.
Tutte le ricerche scientifiche dimostrano che è ormai una scelta necessaria quella di passare a modelli di business sostenibili e rigenerativi.
Ovviamente cercherei un’azienda che non è solo ideologicamente improntata alla
sostenibilità, ma che poi propone delle soluzioni pragmatiche, delle soluzioni di efficienza di prodotto. Non
mi porrei problemi sulla convenienza o meno: oggi la sostenibilità è competitività!

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