Lunedì 25 novembre per la prima volta gli acconciatori sono scesi in piazza per manifestare contro la pressione fiscale.
I parrucchieri di tutta Italia hanno partecipato alla Manifestazione Artigiani e Commercianti che si è tenuta in piazza Duomo a Milano e in piazza Montecitorio a Roma per sensibilizzare le istituzioni politiche in merito alla pressione fiscale e alle problematiche di categoria.
“Si tratta di una manifestazione organizzata in maniera autonoma sui social, senza l'ausilio delle associazioni di categoria – ha spiegato Daniela Rosica, titolare dei saloni Divas a Vasto (CH) – Le problematiche del nostro settore sono tante, e uguali da Nord a Sud, ma non era mai capitato che noi acconciatori facessimo sentire la nostra voce”.
Tante le motivazioni che hanno spinto i parrucchieri a scendere in piazza:
- il ripristino delle distanze tra un salone e l'altro
- corsi di formazione regionali regolamentati a seconda delle necessità di mercato: inutile formare ogni anno nuove figure se il settore non può assorbirle
- più controlli per eliminare il lavoro nero
- listini base uguali per tutta Italia: stop a tutti quei parrucchieri che mettono la piega a 5 euro, quando gli stessi studi di settore parlano di un minimo di 16/17 euro per poter garantire la sopravvivenza del negozio
- cuneo fiscale: ad oggi permane il regime forfettario con la tassazione al 15% per i ricavi fino a 65 mila euro ma sono stati introdotti nuovi ed assurde limitazioni
- concessione del contributo di maternità e degli assegni familiari per i lavoratori autonomi
“Basta considerare evasori fiscali chi invece le tasse le paga eccome ed è continuamente sotto pressione – continua Daniela – La nostra classe politica non fa nulla per cercare di creare nuovi posti di lavoro, al contrario il lavoro dell'artigiano e del commerciante sta morendo ed iniziative come quella del parcheggio a pagamento nei centri storici non fanno altro che contribuire alla nostra fine.”
Sotto accusa anche il pagamento obbligatorio con Pos e casse elettroniche: “Innanzitutto ci si dimentica che il contante è una forma di pagamento legale autorizzato dalla Banca Centrale Europea, e non capiamo perché lo Stato ci debba costringere a far pagare un cliente con la carta. In secondo luogo, bisogna tenere conto di tutti quesi saloni che hanno addirittura rinunciato al wi-fi per eliminare delle spese fissi mensili che fanno fatica a pagare…”.
Foto: Daniela Rosica