Piacciono alle star, agli stilisti e, più in generale, a chi non ama porre limiti di definizione di genere. Versatili e gestibili, i tagli genderless sono sempre più amati.
Chiamateli unisex, oppure fluidi, la sostanza non cambia. Ma se volete essere sul pezzo, la dizione giusta è tagli genderless. Stiamo parlando di quelle acconciature che, per la loro estrema versatilità, si adattano… alle persone. In modo indefinito, neutro, senza alcuna distinzione di sesso. Vediamo qualche idea.
Tagli genderless: il bowl cut
Bombato, geometrico, dotato di una spiccata personalità e di una forma che ricorda uno short bob ancora più corto ed estremo, il taglio a scodella è sicuramente uno dei più classici tagli neutri.
A chi sta bene un taglio genderless come il bowl cut? Innanzitutto, per la sua forma circolare è il massimo dell’apertura mentale: oltre a non fare distinzione di genere, il taglio a scodella è super democratico anche con le forme del viso: va bene per (quasi) tutti i visi, tranne quelli eccessivamente tondi.
Il Mullet è un taglio vintage rock tra i genderless
Ecco un altro taglio che non si preoccupa affatto di fare distinzioni di genere: il tanto vituperato mullet – taglio divisivo adorato oppure detestato – è anche un tuffo nel passato, essendo uno degli haircut preferiti dalle pop star degli anni 70/80.
Un taglio genderless storico, il Mullet, probabilmente il primo: a lanciarlo fu David Bowie – uno che di look androgini ne sapeva qualcosa – nei primi anni Settanta, per il suo personaggio/alias Ziggy Stardust.
Un super classico unisex Taglio Undercut
Sarà il suo tocco “alternative” oppure il suo carattere vagamente punk, ma il semi-rasato Undercut è da sempre un taglio genderless, al di sopra dei generi.
Perfetto come dettaglio estremo di un pixie cut, o per esaltare le forme di un mohicano o un mullet, l’undercut è per antonomasia un haircut universale, un’acconciatura contro ogni stereotipo.
Tagli capelli genderless: boyish e gamine
Austeri e androgini questi tagli da “ragazzaccio” sanno regalare un’eleganza impertinente nelle acconciature al femminile, più ordinata e “perbene” in versione maschile. E non è detto che debbano essere necessariamente molto corti, ciò che importa è il loro mood “boyish”.
Lo stile boyish – che in qualche modo rimanda al francese “gamine” – infatti non è il termine tecnico di un haircut, ma la definizione di un mood, un modo di essere: incarnare lo spirito (unisex) di un ragazzo insolente e al di là di ogni posa convenzionale.