3 Ottobre 2024

Daniele de Angelis: un parrucchiere italiano alla conquista di Londra

Intervista esclusiva a Daniele De Angelis, che si è aggiudicato il prestigioso premio London Hairdresser of the Year per due anni di fila.

Daniele de Angelis, come ti senti? Com’è andata la serata dal British Hairdressing Awards 2021?

La serata è stata fantastica, non lo speravo. L’anno scorso sono stato il primo italiano a vincere questo premio, e aggiudicarselo due anni consecutivi è stato più di un sogno diventato realtà. Era quasi una missione impossibile. Quindi sono molto contento del premio, molto onorato, e finalmente sento che tutti gli sforzi sono stati ripagati.

Essendo legato alla città di Londra, il London Hairdresser of the Year è un premio molto ambito...

Assolutamente sì. Londra è una città prestigiosissima, città della moda. Tanti artisti nel passato, di qualsiasi campo che sia creativo, dalla moda all’interior design, sono venuti qui per esprimere la loro creatività e Londra è sempre stato il palcoscenico ideale per far esprimere la creatività degli artisti.

Daniele de Angelis, tu sei International Art Director di Toni&Guy a Londra e questo premio lo hanno vinto prima di te grandi maestri tuoi…

Assolutamente sì: Sacha Mascolo, Cos Sakkas, Indira Schauwecker… London Hairdresser of the Year è stato il premio in sé vinto da tanti grandi della nostra industria e far parte di quel “pezzo di storia” è tanto onore.

Parlaci della collezione che ha vinto il premio.

È una collezione che abbiamo fortemente voluto. Il team di Toni&Guy è una grande famiglia, e come famiglia lavoriamo molto insieme. E per quanto ci sia il mio nome dietro quella collezione, non ho lavorato solo. Ho lavorato con Siobhan Haug, che ha vinto anche lei il premio British Colour Technician of the Year e abbiamo lavorato insieme. Io uscivo dalla vittoria dell’anno precedente e volevo mostrare una certa maturità nel gusto e nel modo di far le cose. Ma sempre restando autentico. Per cui c’è sempre una foto scattata da dietro, ci sono sempre i movimenti e le onde che in molti hanno riconosciuto essere il mio photoshoot. E questo mi rende molto onorato, perché quando si comincia a riconoscere il tuo lavoro vuol dire che cominci ad avere una tua identità. Questa è un’industria in cui prendi ispirazione e diventa molto facile “copiare” l’uno dall’altro.

La storia di Toni&Guy è quella di parrucchieri italiani che sono venuti a Londra a contaminare lo stile inglese con il gusto italiano. Come ti senti a essere parte di questa famiglia?

Io ho cominciato in Italia la mia professione. Toni&Guy è sempre stato un riferimento nel settore. A 18 li vidi a Roma, mi innamorai e decisi di trasferirmi a Londra e di seguire questo sogno. A 21 anni mi sono trasferito, nel 2006. Non sono riuscito a entrare subito in Toni&Guy, ma con caparbietà ce l’ho fatta. Perché per me era un’attrazione. Mi sentivo molto rappresentato nel mio “voler fare”.

Come definiresti il tuo stile?

Mi riesce difficile parlare di me. Quando creo collezioni mi piace sempre la mezza linea di una donna molto forte, ma allo stesso tempo delicata. Amo molto stare in bilico, e secondo me se riesci a creare una linea sottile di bilanciamento tra estremi, riesci a creare storie bellissime. Delicatezza e forza, movimento e solidicità. è così che crei qualcosa di diverso.

Lo stesso prestigioso premio per due anni di fila. E ora? Che sogni hai adesso?

Innanzitutto mi godo questa vittoria. Un altro anno con questa corona che non mi voglio togliere. E poi… Spero di vincere il terzo anno ed entrare nella Hall of Fame degli British Hairdressing Awards. Questo è l’obiettivo più vicino, a livello competitivo. Per il resto, spero di poter ricominciare a viaggiare. Io sono il manager della Toni&Guy Academy a Londra, lavoro un giorno a settimana nel salone di Shoreditch, ma il mio lavoro principale è educare e insegnare. è a quello a cui ho dedicato la vita e voglio tramandare la passione per i capelli ad altri, a colleghi. Prima della pandemia, io viaggiavo moltissimo e mi manca davvero. 

La settimana scorsa ho fatto il mio primo viaggio dopo due anni: sono stato ad Amsterdam per un evento, e spero di poter ricominciare a farlo. In Italia o in qualsiasi posto al mondo. Amo portare la mia passione quasi nelle case delle persone, conoscere nuovi talenti, far riaccendere la scintilla negli occhi delle persone che magari sono nell’ambiente da tanto tempo e hanno il fuoco che comincia a spegnersi a causa della monotonia. Amo il confronto con le persone, lo scambio con professionisti di ogni livello, con persone che magari stanno nell’industria da molto più tempo di me, iniettare passione, adrenalina, voglia di fare qualcosa di nuovo, di differente…

Hai altri progetti che ti entusiasmano?

Sto scrivendo un libro in cui racconto la mia storia, questi 15 anni di Londra, da quando iniziai la mia carriera in Italia. È la storia di questo ragazzo immigrato, che visualizzò quello che voleva fare, prese le valigie e venne a Londra. In pratica, parlo delle avventure/disavventure che mi sono successe, sperando di fare emozionare e di dare la carica e la grinta alla nuova generazione. Perché se uno ha il coraggio di lanciarsi, le cose sono possibili. In questo libro, mi apro completamente e faccio vedere che il successo non accade “dalla notte al giorno”. Ci sono tante disavventure, tanti “no” e tanti bocconi amari da mandare giù. Racconto tante cose che sanno poche persone, aprendomi completamente. È molto biografico, non romanzato: è la mia storia, quello che mi è successo.

E dopo 15 anni a Londra, sei diventato ufficialmente ‘Britalian’?

Io mi sono sempre definito italiano e lo sarò sempre. Mi sento cittadino del mondo, ma prima di tutto sono italiano, orgoglioso di essere italiano e orgoglioso di portare i colori della mia nazione in paesi esteri con il duro lavoro, l’esperienza… Portarli in alto con orgoglio e rappresentarli al meglio.

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