Grandi occhi che osservano, capelli come fiumi in piena, mood gotico onirico. Benvenuti nel mondo di Angelo Barile, ospite fino a marzo a Casa Arpège.
L’operazione di contaminazione creativa continua senza sosta in Casa Arpège. Il salone ai Docks Dora di Marco Todaro si propone come officina creativa a tutto tondo, dove non è solo l’arte dei capelli a essere protagonista. In un continuo scambio di ispirazioni, infatti, Casa Arpège ospita artisti torinesi con l’intento di farsi portavoce di istanze comuni e al tempo stesso offrire alle clienti un punto di vista nuovo sul mondo.

“Adoro poter condividere lo spazio di Casa Arpège con gli artisti, qui si presentano alle clienti come un incontro occasionale e da cui può nascere un’attrazione inaspettata…” racconta Marco Todaro. Così, a quasi un anno dall’inizio della vocazione del salone come spazio espositivo, ecco l’ultima mostra in corso, che vede le opere di Angelo Barile alle pareti di mattoni fino al 17 marzo.
“Ci siamo conosciuti ai Docks” “e io personalmente ho desiderato e sperato la presenza di un artista straordinario come Angelo. Credo che fra noi sia scattata una scintilla scaturita dalla passione per l’arte, una sorta di danza disinteressata, e lontana dal compromesso, forte del piacere di condividere perché si è sintonizzati su una frequenza lontana da qualsiasi aspetto business o di interesse personale”.

“Le collaborazioni nascono anche per empatia”concorda Angelo Barile “e da parte mia con Marco c’è stata immediatamente. Lavorando, giocando, creando situazioni improvvise e non del tutto casuali, ma magiche. In questo ci assomigliamo, ragioniamo tutti e due da artisti: la razionalità non è sommersa dalla creatività, i due canali viaggiano insieme, ma la creatività conduce”.
C’è qualcosa che accomuna il suo stile e il suo pensiero alla filosofia di Arpège?
“La creatività, la ricerca, la semplicità, l’originalità, la libertà di espressione” risponde Marco.
Quali sono i temi che affronta?
“Sono su misura per Casa Arpège. Ogni quadro una storia, un rebus nascosto dietro ogni pennellata, nulla di banale, tutto straordinariamente coinvolgente per chi decide di entrare nella tela e non dare solo uno sguardo sfuggente. Si esprime da tempo con un mood gotico, si avvicina molto alla corrente artistica del surrealismo pop. Il coniglio è una presenza frequente nei suoi dipinti, come un feticcio, ma anche come un guardiano. In genere lavora su grandi formati, sia nei dipinti sia nelle sculture. La serie degli Arcangeli è un progetto portato a termine nel 2017 con una grande mostra a Palazzo D’Oria a Ciriè. Uriel – il quadro più grande esposto qui in Casa Arpège – è il quarto arcangelo, un angelo vendicatore, cattivissimo. La spada di Dio, anche se inconsapevolmente manovrato da Lucifero, Uriel è il guardiano della porta dell’inferno, oltre che essere l’angelo protettore delle arti”.