Fra gli hairstylist più quotati nel mondo delle celeb e del cinema, Enzo Angileri parla con Estetica del suo ultimo film con Sofia Loren e della sua visione della coiffure dopo trent’anni di esperienza.
“L’uomo dietro i capelli dell’elite hollywoodiana”, così è conosciuto a livello internazionale Enzo Angileri, da trent’anni uno degli acconciatori più quotati nel mondo delle celeb e del cinema. Fra i suoi clienti Charlize Theron, Jennifer Lopez, Katie Holmes, Renee Russo, Lucy Liu, Nicole Kidman, Dakota Johnson, Reese Witherspoon, Shakira, Tom Cruise, George Clooney, Madonna, Jodie Foster, Kety Perry per citarne solo alcuni. Vera e propria leggenda della coiffure, Enzo Angileri ha saputo importare con successo il gusto e l’abilità made in Italy negli Stati Uniti.
Nato a Marsala, in Sicilia, formatosi a Milano, dopo diversi soggiorni a New York Enzo Angileri ha scelto di trasferirsi a Los Angeles, dove è entrato con successo nel mondo del cinema, degli spot pubblicitari, dell’editoria e dei video musicali. Uno dei suoi ultimi lavori cinematografici è lo styling di Sofia Loren ne “La Vita davanti a sé” di Edoardo Ponti, pellicola che ha ricevuto due nomination ai Golden Globes 2021 come Best Picture – Foreign Language e Best Song Motion Picture, un Golden Globe come Best Song Motion Picture per Laura Pausini, una nomination agli Oscar 2021 sempre con la canzone di Laura Pausini.
“Unica e straordinaria” racconta Enzo Angileri a Estetica riferendosi all’esperienza con la Loren. “La ciliegina sulla torta della mia carriera. L’unica difficoltà per me è stato il caldo, avendo girato in Puglia in estate, ma per il resto la disponibilità di donna Sophia per me e per tutta la troupe è stata al 100%. Fin dall’inizio ho creduto moltissimo in questo progetto ed ero certo che quello che tutti stavamo facendo per creare il personaggio, dal trucco ai capelli, dal costume alle luci e alla regia, si sarebbe tramutato in uno straordinario risultato. La più grande soddisfazione personale durante le riprese è stata proprio questa: vederlo ogni volta che la signora Loren appariva davanti alla macchina da presa e diventava Madame Rosa!”
Che differenze ci sono a livello di competenze necessarie tra il lavoro sul set cinematografico, quello di un video musicale e un servizio fotografico?
La competenza ci deve essere in ciascuno di questi casi perchè la preparazione è sempre importante prima di iniziare qualsiasi progetto. Ma ci sono delle differenze sostanziali. Nei servizi fotografici molto spesso si decide sul momento cosa fare, il che da una parte è certamente un aspetto molto creativo e stimolante, dall’altra può lasciare spazio a imprecisioni non gravi né molto rilevanti e che, in linea di massima, non hanno molte ripercussioni.
Nel cinema, invece, ci sono molti meeting e la collaborazione sulle idee fa concretizzare le scelte creative con tanto tempo a disposizione per poter riflettere, riconsiderare e fare i cambiamenti necessari prima di iniziare a girare.
Per quello che mi riguarda, l’esperienza fatta sui set dei servizi di moda è un valore aggiunto che mi aiuta a far fronte, a volte, a situazioni dell’ultimo minuto dov’è necessario prendere una decisione immediata. Perchè sì, a volte succede anche sui set cinematografici!
I video musicali sono un po’ una via di mezzo tra cinema e shooting.
Come è cambiata secondo lei la coiffure di spettacolo?
Nel cinema è cambiata in maniera molto positiva, nel senso che c’è molta più attenzione nel far sì che il personaggio sia il più vero possibile, credibile, senza distrarre lo spettatore con dei look improbabili e non giustificati, senza mai penalizzare quella creatività e quell’immaginazione che possono far sì che un look di un certo periodo non sia una riproduzione ma un’interpretazione.
Come si è evoluta la coiffure da salone?
A mio avviso, per i buoni coiffeurs si è molto evoluta in tutti gli aspetti: colori, tagli e affini, cercando sempre più di dare ai clienti un prodotto che possano portarsi a casa e che sarà lo stesso tutti i giorni, shampoo dopo shampoo, fino al taglio successivo.
C’è però anche una certa tendenza a cercare di fare tagli/look che siano un po’ dei trend, senza necessariamente considerare il quadro complessivo dei clienti: la forma del viso, il tipo di capelli, il lifestyle, la taglia e l’altezza della persona, con il rischio di ripetere lo stesso look all’infinito, anche quando non è quello giusto per quello specifico cliente.
Quali pensa possano essere le prospettive future nel settore coiffure?
Credo che la pandemia stia creando diverse basi per un nuovo corso. Sono sicuramente cambiate le esigenze dei clienti, le loro preferenze, la loro consapevolezza: pensiamo ad esempio all’hair positive e al trend grey che nasce sicuramente anche da questi lunghi mesi a casa, ma anche all’attenzione crescente verso tutto ciò che è clean. Proprio per questo l’innovazione, a mio avviso, può venire molto dai prodotti cosmetici, dalla loro formulazione e dalle loro performance, ma anche da una formazione attenta dei giovani professionisti che, magari, li prepari a ruoli più ampi, dove la parte consulenziale sia sempre più prevalente rispetto alla voglia di inseguire il trend del momento.
Che consigli darebbe ai giovani che entrano in questo settore per avere una carriera di successo?
Scegliere questo lavoro solo e unicamente per passione, per l’arte che questa professione richiede con l’opportunità di poter esprimere la creatività necessaria per farlo bene e al massimo, giorno dopo giorno.
Quale sua skill pensa sia stata la più utile per ottenere i risultati che ha conseguito?
Io volevo fare questo lavoro da quando avevo sette anni! Per me non c’è mai stato dubbio che fosse ciò che volevo fare. A Milano ho assistito molti parrucchieri e da ciascuno di loro ho portato via qualcosa, quello che mi interessava di più. Verso la fine degli anni Settanta ho avuto una grade opportunità: diventare parte del salone Friends Vidal Sassoon e con loro ho potuto godere di una formazione veramente importante. Ho poi frequentato la Morris Accademy a Londra.
Tutto ciò ha riempito il mio bagaglio di conoscenze e formazione che mi hanno permesso poi di esprimere la parte artistica di questo lavoro anche come somma di tutte le mie esperienze. Oggi, a tutto questo, si aggiungono i miei oltre quarant’anni di corse a destra e a sinistra, da un set all’altro. Quindi se devo pensare alla skill che mi è servita maggiormente, direi che sono almeno tre: la passione, l’impegno e la voglia costante di fare sempre il massimo.
Tra la coiffure Usa e quella italiana, che differenze ha riscontrato?
La coiffure USA e quella europea hanno un elemento in particolare che le differenzia: la naturalezza un po’ scapigliata e sexy della donna europea. Italiana e francese in particolare. Dove il taglio è più importante della lacca, lo stile di libertà nei capelli è più importante della quantità di capelli. Molto spesso riusciamo a riconoscere un americano a Roma proprio per via dei capelli. Negli Stati Uniti c’è anche questa follia di troppi capelli, “chi più ne ha, più ne metta” che è un po’ l’opposto della mia filosofia del less is more!