31 Marzo 2023

Arredare in stile vintage il negozio da parrucchiere

Sembra facile, ma così non è: arredare in stile vintage il negozio da parrucchiere significa avere occhio per i mobili da riportare in vita e gusto nell’abbinarli al contesto circostante. Abbiamo chiesto consiglio a un’esperta.


di Daniela Giambrone

Sono due i vantaggi dell’arredare in stile vintage il negozio da parrucchiere. Uno consiste nella possibilità di recuperare mobili antichi rovinati e riportarli a una nuova vita, partecipando al concetto virtuoso di economia circolare che tanto bene fa all’ambiente.

L’altro sta nella possibilità di avere degli arredi unici e originali che ben esprimono la creatività dell’hairstylist. Facile? Non proprio. Occorre avere fiuto per i pezzi giusti da riutilizzare e soprattutto bisogna saperlo fare. Estetica ha chiesto consiglio a Barbara Simone di Revì, uno studio di Bari che si occupa “principalmente di upcycling, ossia cerchiamo di recuperare mobili desueti e rivisitarli, cambiandoli nello stile per conferire loro maggior valore”.

Qual è l'iter che segue un acconciatore che viene da voi con un suo vecchio mobile per riutilizzarlo in salone?

Prima di tutto cerchiamo di capire il contesto in cui dovrà ricollocarlo una volta modificato, ossia comprendere lo stile e i colori del suo salone.
Il secondo step è quello di formulare delle proposte progettuali dopo averlo sottoposto a un veloce shooting fotografico. Infatti solitamente creiamo dei mock up dove, grazie al fotoritocco, riusciamo a mostrare al cliente una gamma di possibili colori e dei particolari che possono essere valorizzati e personalizzati, sempre tenendo conto delle caratteristiche del luogo dove andrà poi ricollocato. A questo punto il cliente stabilisce quello che più soddisfa le sue necessità supportato nella scelta anche dai nostri consigli.
Poi si procede con la realizzazione: Revì si avvale di una serie di collaboratori e artigiani, quali tappezzieri, falegnami, vetrai, fabbri o laccatori che, a seconda del progetto, interverranno nella realizzazione dell’opera. La particolarità di Revì è che possiamo dare esclusività al pezzo non solo tramite la manodopera artigianale, ma soprattutto grazie all’ausilio di pattern che disegniamo appositamente, stampati su carta goffrata simile in tutto e per tutto a quella da parati. In questo modo possiamo personalizzare parti del mobile e impreziosirle rendendolo davvero unico.

Quali sono i suggerimenti che potete dare al titolare che voglia arredare in stile vintage il negozio da parrucchiere?

Nella sala d’attesa sono molto interessanti le vecchie sedute da cinema, oppure tavolini da caffè realizzati da bancali in legno, che potrebbero essere corredati da altrettante sedute in legno coperte di cuscini o poltroncine in pelle riciclate. Sarebbe davvero originale realizzare delle lampade con vecchi caschi asciugacapelli, mentre per gli specchi ci si può sbizzarrire con tutta una serie di pezzi decò che magari sono a contrasto con il resto dell’arredo; oppure si possono utilizzare delle vecchie cornici alle quali applicare degli specchi. Come poggiapiedi per le postazioni lavoro, si potrebbero usare delle sezioni di tronchi d’albero, a patto che siano anch’essi stati riciclati e non recisi. Oppure dei piccoli pouf in stile roccocò, o le basi a pedali delle vecchie Singer.

A livello economico, arredare in stile vintage il negozio da parrucchiere risulta più conveniente?

Dipende. Abbiamo riscontrato che riciclare un vecchio mobile e riadattarlo a volte è più dispendioso di comprarne uno nuovo, soprattutto se si pensa che il mercato oggi offre soluzioni davvero molto economiche. Ma il vantaggio che si ottiene è un oggetto esclusivo, di manifattura artigianale e che segue i principi di economia circolare.

Dal punto di vista ambientale, quanto può risultare efficiente questa scelta?

È un’operazione importantissima a livello ambientale, per ridurre gli sprechi e i consumi. Chiaramente non basta l’upcycling per aiutare l’ambiente, perché dovrebbe essere supportato da tutta una serie di pratiche che evitano plastiche, agenti inquinanti, ecc., ma è di sicuro il primo passo verso un atteggiamento consapevole che unisce l’estetica all’etica.

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