Non solo passerelle e servizi fotografici. La figura del parrucchiere è molto importante anche nelle produzioni cinematografiche e teatrali. Uno sbocco professionale interessante per i giovani stilisti. Roberto Acquaroli spiega quali sono le skill necessarie.
Oggi apre la 76° Mostra Internazionale del Cinema, un appuntamento che anche per la coiffure rappresenta un momento importante: dal respirare le tendenze hair grazie ai look delle star presenti, fino al farsi ispirare dai film vincitori, le giornate di festival a Venezia sono da tenere sotto osservazione se si lavora come parrucchieri. Anche perché cinema e teatro, insieme a passerelle e servizi fotografici, rappresentano uno sbocco professionale stimolante.
Ecco perché nel primo giorno di Festival Estetica ha chiesto a Roberto Acquaroli – titolare del salone Pourparler Parrucchieri di Senigallia (AN) e formatore coiffure anche nella specializzazione per cinema e teatro – di raccontare questo mestiere. “Fare l’hairstylist per cinema e teatro richiede una grande conoscenza storica e costumistica” spiega Roberto. “Inoltre, alla propria abilità, va unita una grande empatia per poter rendere reale ciò che registi e costumisti immaginano. Ciò non significa tradurlo necessariamente con un’acconciatura storica, quanto piuttosto trasmettere attraverso l’immagine del capello una specifica sensazione allo spettatore, significa entrare in un mondo parallelo a quello della moda, dove non conta la tendenza, bensì ricostruire la realtà del quotidiano. È necessario fare ricerca per ricostruire uno storico: sia nel cinema sia nel teatro è utile studiare l’opera e imparare a caratterizzare i vari personaggi anche attraverso i capelli”.
Quali sono le skill che si devono avere in particolare?
Le abilità richieste a un hairstylist per cinema e teatro sono in particolare concentrate su saper interagire con i vari personaggi, quindi è importante l’aspetto relazionale, il comportamento sul palco o nel backstage. Poi ovviamente è necessaria una profonda conoscenza delle tecniche di phon, taglio e acconciatura, l’utilizzo di prodotti specifici, saper posizionare le parrucche e raccogliere il più possibile esperienze pratiche. Bisogna studiare in modo preciso i mood proposti, essere duttili nel reinterpretarli e avere molta fantasia se fosse richiesto di creare un’opera originale e non una semplice acconciatura storica. Nel caso del cinema, questo studio è ancora più puntuale e preciso. Una semplice coda di cavallo potrebbe essere funzionale alla storia e non solo all’inquadratura, per questo va eseguita alla perfezione. Ci vuole grande preparazione e capacità di osservazione.
Che differenze ci sono per esempio con il lavoro in passerella o durante un servizio fotografico?
La differenza tra passerella e servizio fotografico è che in passerella i tempi concitati devono far sì che il prodotto sia fatto per durare il tempo di una camminata e la modella protrebbe arrivare da un altro show da struccare e ripettinare… quindi velocità velocità velocità. Un servizio fotografico dà la possibilità di mettere la propria perizia al servizio di un progetto che si sviluppa in una calma relativa e che si può provare e cambiare da scatto a scatto. In passerella e nei servizi foto, oltre alle abilità professionali e relazionali, devi avere anche una grande conoscenza delle tendenze moda da poter proporre nei vari set.
Che interesse c'è per questa professione fra i giovani acconciatori oggi?
Trattandosi di una specializzazione specifica il settore ha pochi specialisti. Tra i giovani c’è ancora poca conoscenza della figura di hairstylist per cinema e teatro, di solito preferiscono le passerelle, ma nelle scuole professionali dove tengo lezioni cerco di coinvolgerli in queste esperienze e l’interesse manifestato è grande, tanto che alcuni dichiarano la volontà di continuare su questa strada.
Com'è cambiata la formazione in questo segmento rispetto a dieci o venti anni fa?
Internet ha modificato l'idea che i giovani hanno della professione. Il parrucchiere viene identificato più come un divo che come un professionista a tutto tondo. Questo influenza anche l'accettazione da parte degli allievi del duro lavoro di formazione, che talvolta viene vissuto come un peso, e si vanno a cercare scorciatoie che non esistono. Sta a noi docenti mantenere la barra dritta e far sì che i ragazzi vedano la realtà e non un'immagine alterata.