Un’esplosione di colore tutt’altro che causale. Il Pixel Hair è il risultato di una tecnica che rispetta regole ben precise. A svelarci qualche segreto è Cristina Vigna, colorista e membro della squad italiana di Pulp Riot.
Su Instagram spopolano. Negli Stati Uniti sono ormai un must da provare almeno una volta. Il Pixel Hair è un fenomeno che non possiamo più definire sporadico. Nata da un’idea di Xpresion, il collettivo coiffure spagnolo, la tecnica sta ora diffondendosi a livello internazionale e Cristina Vigna, colorista e membro del team Pulp Riot italiano, ne ha sposato la filosofia.
“Il colore è il mio mondo e un buon colorista è perennemente in cerca di ispirazione. Seguo XPresion da tanto tempo, adoro il loro stile e il loro genio; amo la loro precisione e attenzione per i dettagli. Quando per il mio compleanno mi è stato regalato il corso, sono stata la persona più felice del mondo!” racconta Cristina a Estetica. “Tornata in Italia ho iniziato a esercitarmi su ciò che avevo appena imparato. Ho passato molte notti insonni studiando i pattern su carta millimetrata e provando a rielaborarli in modo da creare lo schema giusto per ottenere le figure. Mi si è sciolto il cervello ma alla fine ci sono riuscita!”
Secondo te in Italia quanto spazio c’è per una tecnica di questo tipo?
“Dopo aver pubblicato il video “My Flamingos” su Instagram i miei follower sono saliti da 200 a 1000 in una giornata… così ho capito che non avevo creato qualcosa che piaceva solo a me! Oggi l’80% dei miei follower sono statunitensi e solo il 10% italiano. Credo che in Italia questa tecnica intimorisca ancora un po’, ma credo anche che sia solo questione di tempo. L’italiano va abituato per gradi. Anni fa quando si parlava di capelli grigi o bianchi le clienti si spaventavano, oggi sono ancora entrambi tra le tendenze più richieste e lo stesso possiamo dire degli effetti rainbow. Credo che al Pixel Hair serva solo tempo e pazienza.“
A grandi linee in cosa consiste la tecnica Pixel Hair?
“Si tratta di schiarire delle sezioni di capelli finissime per poi tonalizzarle singolarmente. Le sezioni che si decide di schiarire dipendono dal tipo di disegno che si vuole ottenere. La cosa che più mi piace del Pixel Hair è che non sai se stai facendo bene fin quando non arrivi alla fine e questo crea sempre una certa emozione. Per limitare i rischi di errore mi sono inventata un sistema: prima studio i pattern su carta millimetrata, poi uso quest’ultima come una mappa.“
Secondo te a che tipo di capelli, tagli e basi di colore si adatta di più il Pixel Hair?
“I capelli più adatti per il Pixel Hair sono sicuramente i capelli lisci, o quanto meno portati sempre lisci: su una texture mossa si perderebbe infatti il disegno e risulterebbe una macchia di colore. È necessario avere un fondo omogeneo: quindi niente balayage, ombre o effetti luce; ogni gioco di colore distoglierebbe l’attenzione e il disegno si perderebbe. Anche un capello troppo colorato non è adatto, i sovraccarichi di colore potrebbero non permettere al capello di arrivare al livello di schiaritura desiderato. Infine, la lunghezza non è un dettaglio importante, ma lo diventa nel momento in cui si vuole creare una figura: più grande è la figura, più lunghi dovranno essere i capelli. La più importante prerogativa del pixel è però la forma piena. Quindi no sul capello scalato perché arriveremmo a un certo punto senza capelli da colorare.“
Il Pixel Hair è un trend già avviato da qualche anno: qual è il suo punto di forza? Mentre puoi individuare dei contro?
“La domanda più frequente che mi è stata fatta è: “Ma per vedere il disegno devo necessariamente dividere i capelli? Non c’è un modo per vederlo anche a capelli sciolti?” Ebbene, la risposta è no, non esiste un modo per poter vedere il disegno a capelli sciolti per due motivi: 1) la tecnica non lo prevede; 2) i capelli si muovono per natura: si spostano quando ci muoviamo, quando camminiamo, quando semplicemente viviamo la nostra giornata, perciò è impensabile che il disegno rimanga perfettamente visibile. Questo in molti lo considerano un punto a sfavore, ma a parer mio è proprio il bello della tecnica, perché rende il trend ancora più portabile e adatto a qualsiasi situazione ed evento. Infine voglio sottolineare che il Pixel Hair non è soltanto “disegno” (che attualmente in Italia resta ancora un virtuosismo), ma è anche una tecnica che permette di creare effetti colore tridimensionali per i quali non è necessario dividere i capelli per ammirarne la bellezza e questo secondo me resta ancora il suo punto di forza.“
Quali fonti di ispirazione usi?
“Tutto ciò che mi circonda è fonte d’ispirazione. Prima di guardare fuori, però, guardo dentro di me: inizio pensando a cosa voglio trasmettere, una volta deciso questo, so quale direzione seguire. Per l’evento di novembre con il Pulp Riot Squad volevo creare qualcosa di diverso. Avevo a disposizione una tela di ben 80 cm di capelli veri e avevo intenzione di stupire. Il mio obiettivo era suscitare nell’osservatore un senso di “ordinato caos”, perciò ho cercato l’ispirazione tra le cose che in me generano questa sensazione… e chi meglio di Escher!?”
Secondo te, la figura del colorista in Italia come viene vissuta dai saloni avviati e dai giovani stilisti che si affacciano alla professione di acconciatore?
“Fortunatamente la figura del colorista non ha più un ruolo marginale, finalmente si è presa il suo spazio all’interno del salone. Azzardo nel dire (e non credo di sbagliare) che oggi la figura del colorista ha spodestato quella dello stilista in termini di importanza. Le clienti ci cercano, si fidano e si affidano a noi e questo è bellissimo. Credo che i giovani siano fortunati perché oggi hanno tantissimi esempi cui ispirarsi e che possono prendere come modelli, grazie anche e soprattutto al mondo connesso.“
Che consigli daresti a un giovane che vuole specializzarsi in Pixel Hair?
“Il consiglio più spassionato che posso dare è: munisciti di tanta sana pazienza!
Mi metto comunque a disposizione e per chi volesse ricevere qualche info in più mi può contattare su Facebook e su Instagram. Prossimamente organizzerò dei corsi su Milano!“






