Al V&A a Londra la mostra che celebra gli anni ’60 sottolineandone la forza di cambiamento nel mondo di oggi.
Ogni periodo della Storia influenza in modo decisivo il modo in cui viviamo oggi. L’importanza della fine degli anni ’60 sulla società contemporanea sta nel suo spirito rivoluzionario e ribelle trasmesso dalla musica, dall’arte, dalla moda e dal lifestyle del tempo e sostenuto da una cultura giovanile antireazionaria, che era troppo giovane per ricordare gli orrori della Seconda Guerra Mondiale ma che sentiva il bisogno di ergersi contro l’egoistica, puritana, grigia austerità imposta dalla generazione dei genitori, la scialba generazione del dopoguerra.
Il disprezzo morale contro quella che verrà ben presto chiamata “società permissiva” divenne ancor più totale e rapido fra gli over 50. Dal momento che abiti e moda erano gli elementi che avevano un impatto più evidente e immediato, durissimi commenti venivano indirizzati, ad esempio, ai ragazzi che osavano compiere il semplice gesto di farsi crescere i capelli fino alle spalle. “Torniamo al servizio militare,” urlavano. “Sapranno farne degli uomini!”
Questo spiega bene la reazione bigotta e ottusa della società verso lo spirito di ribellione sociale brillantemente illustrato dalla mostra in corso al Victoria & Albert Museum “You Say You Want a Revolution? Records and Rebels 1966-1970”. L'esposizione approfondisce le ragioni per cui le rivoluzioni – compiute e incompiute – della fine degli anni ’60 abbiano cambiato il modo in cui viviamo oggi, guardando anche al futuro. Solo un anno prima, nel 1965, la Gran Bretagna era irriconoscibile per gli standard attuali: l’omosessualità era illegale e le provocazioni della polizia erano comuni, l’aborto non era consentito dalla legge, si poteva essere impiccati per un omicidio, una donna doveva essere sposata perché potesse farsi prescrivere la pillola contraccettiva, il divorzio era difficile da ottenere, la discriminazione razziale all’ordine del giorno e le donne, a parità di lavoro, erano pagate molto meno degli uomini.
Questa mostra esplora temi e luoghi in cui i tamburi della ribellione e della rivoluzione contro lo status quo risuonarono più forti: moda, droghe, club e contro-cultura; diritti umani e proteste in piazza, consumismo, festival e comunità alternative. In queste e in molte altre sfere della società, la fine degli anni ’60 vide la nascita di un idealismo ottimistico, motivato da un senso di unità che incoraggiava le persone a mettere in questione l’establishment e lottare per un futuro migliore e più giusto.
“You Say You Want a Revolution? Records and Rebels 1966-1970 ” è in mostra al V&A Museum fino a domenica 26 febbraio 2017.