Federico Lucchese è entrato tra i finalisti del contest internazionale The American Crew All-Star Challenge 2015-16. Lo abbiamo incontrato a Parigi in occasione dell'evento.
Migliaia gli hairstylist provenienti da tutto il mondo per The American Crew All-Star Challenge 2015-2016. E i finalisti si sono sfidati a Parigi lo scorso 18 aprile. Abbiamo intervistato Federico Lucchese, il finalista italiano.
Lucchese vive e lavora in Toscana. I Parrucchieri Silvano e Federico è il nome del suo salone a San Frediano a Settimo, frazione di Cascina, in provincia di Pisa. Nel 2012 ha vinto il titolo di OMC Hair World Champion Milano. E quest’anno è stato selezionato come il finalista italiano di The American Crew All-Star Challenge 2015-16.
Come ha conosciuto la competizione American Crew All-Star Challenge 2015-16?
La prima volta che ho sentito parlare della competizione è stato nel 2012, quando ancora si chiamava Face Off. La cosa che mi appassionò di più fu vedere le immagini che uscivano dal contest. Mi lasciarono la voglia di contribuire e di confrontarmi con altre realtà, altri stili e altri colleghi di tutto il mondo. Questa però è stata la prima volta che ho partecipato.
E quando le hanno annunciato che aveva vinto il contest nazionale?
Ho pianto dall’emozione e ho pensato più volte che fosse un sogno. Nonostante io abbia vinto il campionato del mondo nel 2012 nella categoria uomo, quello che mi ha dato questa esperienza va ben oltre.
Quale il suo rapporto con American Crew?
Ha completato la mia esperienza di vita professionale. Ha stravolto e riportato nel mio salone la voglia di essere anche curatore di immagine, oltre che venditore e consulente della più vasta gamma dei prodotti sul mercato per l’uomo.
Quale prodotto preferisce?
Difficile dirlo. Si tratta di 42 prodotti, ognuno studiato in modo specifico in base alla tipologia di capello e all’acconciatura.
È vero che alla fine del contest si diventa una grande famiglia?
Umiltà, spirito di condivisione e un’estrema passione fanno sì che nessuno sia rivale dell’altro. Non ho visto rivalità fra di noi, siamo diventati una famiglia. E questo mi fa venire la pelle d’oca.
Questa esperienza, che unisce hairstylist di tutto il mondo, è anche formativa…
C’è la volontà di apprendere, ma anche di dare agli altri. C’è una condivisione continua di tecniche. Ed è questo l’aspetto più bello di questo contest.
Cosa riflette il look che ha realizzato?
Ho affiancato le mie basi del taglio maschili a profili molto stretti e alti, escludendo le rotondità. Il risultato deriva dalla fusione di mie tecniche del passato con quelle che ho appreso e sto ancora apprendendo del metodo Menswork di American Crew. Non avevo un’idea ben chiara di quello che avrei realizzato perché non sapevo quale modello mi sarebbe capitato e quale tipologia di capello avesse.
Ho cavalcato il trend delle linee del passato, molto prepotenti in tutto il mondo, ispirandomi a rockers, rockabilly e Elvis. Il modello non aveva un capello liscio, quindi ho mantenuto la naturalezza del capello dandogli la forma dei tagli che andavano di moda in quel periodo.
E lo shooting con il leggendario David Raccuglia?
Vedere David Raccuglia, fondatore di American Crew e fotografo di questo shooting, e Paul Wilson, American Crew Artistic Director, è stato qualcosa di veramente incredibile. Li ho sempre seguiti, a volte ho anche scritto loro con Google Translate (quindi non so cosa abbia realmente scritto), ma essere lì e poter dire personalmente la stima che ho di loro è stata un’emozione grandissima, un’esperienza che mi porterò dietro per tutta la vita e che non posso spiegare a parole.
Dopo questa esperienza, come vede il suo futuro nel men’s grooming?
Vedo nel mio futuro la stessa strada che ormai sto seguendo da 22 anni. Sono un purista maschile, ho sempre lavorato sull’uomo anche quando i barbieri venivano denigrati. La strada è quella giusta e con American Crew continuerò a crescere. Mi pongo sempre un obiettivo e lo porta avanti cercando di migliorarmi. Ogni esperienza diventa un punto di partenza, mai di arrivo.