Dalle parrucche per mascherare le calvizie a quelle utilizzate per motivi igienici e religiosi: gli egizi prestarono molta attenzione alla bellezza e alla cura dei capelli.
Nell’Antico Egitto, contadini, lavoratori e, in generale, le persone appartenenti alle classi sociali inferiori portavano i capelli corti o addirittura completamente rasati. Le persone dovevano rasarsi la testa per motivi igienici, dal momento che le inondazioni del fiume Nilo portavano parassiti e pidocchi.
Dall’altra parte, le classi più abbienti portavano le parrucche, identificative del loro status all’interno della società gerarchica egiziana. Sembra che la parrucca della regina Isimkheb (900 a.C. circa), che utilizzava per grandi eventi, pesasse talmente tanto che aveva bisogno di aiuto per camminare. Durante l’Impero Medio, le parrucche erano simmetriche, corte, a forma quadrata e trapezoidale. Ed erano impreziosite con piccoli fiori, nastri colorati, piume di uccelli e fasce d’oro. Più tardi, durante il regno di Akhenaton, diventò di moda lo stile asimmetrico.
Gli egiziani usavano anche applicare in cima alle parrucche un cono contenente un profumo fatto di grassi animali e vegetali, utilizzato in rituali – con qualche connotazione erotica – non solo sulle parrucche, ma anche sul corpo e sugli abiti di lino.
Le parrucche, utilizzate sia da uomini sia da donne, erano prodotte con capelli naturali marroni e marroni scuri, tinti dopo in nero con c’era d’api. Le donne di alto rango indossavano barbe finte, riservate alle divinità e al faraone, per dimostrare di essere autorevoli quanto gli uomini. Famosa è la regina Hatshepsut, che governò dal 1490 al 1468 b.C., che, dopo la morte di suo padre Tutmosis I, portò una barba finta e abbigliamenti maschili per assumere il ruolo del faraone.
La parrucche maschili erano molto elaborate, più di quelle femminili. Un esempio lo si può vedere nel British Museum di Londra e ciò che stupisce è che l’artigianato di questo settore non è cambiato molto. Spesso si utilizzavano i capelli di chi doveva indossare la parrucca e poi la si applicava sulla testa rasata. Per conferire maggiore volume, si utilizzavano palme di dattero, lino, lana e altre fibre. Ma l’elemento principale erano i capelli naturali, molto apprezzati, così come l’oro e l’incenso.
Molte extension venivano utilizzate per aumentare le lunghezze e conferire volume. Tra i reperti, sono state trovate molte trecce, utilizzate anche per coprire calvizie e nascondere i capelli grigi. Nelle offerte funerarie abbondavano le scatole per contenere le parrucche, utili a mantenerne la forma originale, come la Tutankhamon.
La maggior parte delle persone non indossavano queste parrucche: cameriere e lavoratori portavano un taglio di capelli con una striscia in mezzo, mentre le ballerine portavano parrucche con un lungo ciuffo di capelli sulla sommità del capo, intrecciato e poi fissato con un disco rigido di metallo, che permetteva di tenere la “treccia in verticale” e segnare il ritmo della danza. Neanche i figli dei reali usavano le parrucche, portavano capelli molto corti o rasati, con una ciocca più lunga che veniva intrecciata su un lato, mentre i sacerdoti non indossavano parrucche durante i riti religiosi, come simbolo di purezza e di contatto con la divinità.
Importante nella storia dell’acconciatura già dall'antichità è il lavoro dei barbieri, la cui professione appare registrata dal notaio Khety già intorno al 2000 b.C., dove era descritta come pesante, ma anche redditizia: dovevano lavorare di sole in sole, alla ricerca di qualcuno che in strada necessiti di farsi la barba o tagliarsi i capelli. Questa tradizione itinerante, a parte qualche eccezione come i tonstrinae, negozi dove i barbieri romani lavoravano in maniera più fissa, durerà fino al 17° secolo.
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