28 Marzo 2024

John Paul DeJoria

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Dinamico, energico, impegnato per l'industria dell'acconciatura e per il pianeta. Carismatico e sempre disponibile, John Paul ci accoglie per celebrare un momento clou nella storia della sua azienda.


Molti dicono che la sua storia rappresenta il “sogno americano”. Cosa ricorda dei suoi inizi?
Quando penso agli anni '80, mi stupisco di come abbiamo potuto farcela iniziando con soli 700 dollari e senza finanziatori. Ma a quei tempi avevamo una forte convinzione, che i nostri prodotti fossero realmente diversi – uno shampoo, un conditioner senza risciacquo e, in seguito, una lozione per scolpire – e che se fossimo riusciti a raggiungere la gente avremmo senz'altro ricevuto nuovi ordini. La mia intenzione, infatti, non era quella di entrare nel business della vendita. Il mio convincimento era quello di riuscire a diventare talmente bravi, ad avere prodotti così buoni che, una volta raggiunto il pubblico, saremmo piaciuti così tanto da ricevere automaticamente nuovi ordini, perché comunque non avevamo budget per farci pubblicità. Ed è esattamente quello che è avvenuto. Siamo stati fortunati a realizzare i nostri desideri.

Guardando indietro, agli ultimi trent'anni, quali sono i progetti di cui è maggiormente fiero?
Il primo è quello di essere riusciti a creare un'azienda da zero, partendo da soli 700 dollari.
Un altro momento che ricordo con emozione è quando, dopo i due primi anni di attività, siamo finalmente riusciti a pagare le fatture in tempo. E' stato il punto di svolta del nostro business! E un altro evento clou fu quando portammo in scena il nostro primo grande show. Era a Londra, all'Alternative Hair Show.

Ora lei non è solo un uomo d'affari, ma anche un filantropo e un consigliere governativo. In quale ruolo si sente più a suo agio?
Sono una combinazione di tutti e tre. La filantropia, il business e l'aiuto governativo nel mondo sono tutti aspetti che mi rendono ugualmente orgoglioso. Direi che il mio stesso stile di vita è una somma di queste tre componenti. Per esempio, alcuni anni fa mi recai in Africa ed ebbi un incontro con Nelson Mandela per discutere sulla rimozione delle mine dai territori. Mentre ero là, però, ebbi anche un meeting con il distributore Paul Mitchell e i saloni di bellezza della zona. E contemporaneamente organizzammo un grande show. Andai persino con mio figlio e mia moglie nella giungla per uno splendido servizio fotografico, a cui feci partecipare i bambini di un orfanotrofio di cui ci prendiamo cura in quelle zone. Fu, in effetti, concepito per essere un viaggio utile a 360°: per il mio business, il mio animo filantropico e la mia famiglia. Perché tutto questo fa parte della mia vita…

È quindi difficile organizzare i suoi viaggi…
Per la verità è semplice perché Paul Mitchell è presente in 90 Paesi in tutto il mondo, patron in 120, e la mia attività filantropica è in molti degli stessi Paesi in cui mi reco. Così, quando sono in loco cerco di curare ognuno di questi aspetti.

E' soddisfatto dell'immagine attuale di Paul Mitchell, nei Paesi in cui è presente, dei saloni e del giro d᾽affari?
Sono molto contento di quello che stiamo facendo. Il nostro business cresce ogni anno e così anche le nostre scuole. Siamo molto, molto soddisfatti. E il prossimo anno faremo davvero un passo da gigante. Un salto notevole. Entreremo nel mercato delle attrezzature per acconciatori con prodotti che saranno completamente diversi da quelli utilizzati oggi, come asciugacapelli e piastre. Una nuova generazione di tools, oltre a impegnarci aggressivamente sul colore, che sarà sicuramente la miglior colorazione per capelli del mondo. Fino ad oggi non eravamo pronti, ma adesso lo siamo. La nostra crescita costante a due cifre, tra il 10% e il 100%, continua ad aumentare, sia quest'anno sia, pensiamo, per gli anni a venire.

In che modo è possibile mantenere equilibrata l'attività globale di un marchio quando un᾽azienda è così grande? E come può restare al fianco del parrucchiere?
Facciamo in modo che lo sia. E per farlo giochiamo sulla reputazione che abbiamo: essere gli unici nel settore della bellezza che esisteranno “per sempre”. Nel senso che ho investito le mie azioni in un fondo fiduciario della durata di 360 anni: attualmente ne mancano 352. Ciò significa che l'azienda resterà sempre una e che il nome Paul Mitchell non potrà mai lasciare il settore bellezza. L'ho studiata, l'ho voluta così. Noi ci saremo per sempre: e per gli acconciatori questa certezza vuol dire moltissimo.

Come lei stesso ha spesso dichiarato, l'azienda porta avanti il suo impegno non solo verso gli acconciatori, ma anche verso gli animali…
E' vero. Siamo impegnati nella lotta contro i test sugli animali. Non abbiamo mai testato i nostri prodotti sugli animali e mai lo faremo. Una volta acquisita una certa importanza, abbiamo avuto sufficiente potere d'acquisto per chiedere ai nostri fornitori di non fare test sugli animali e di assicurarcelo per iscritto. In questo modo possiamo avere un certo controllo, ed è già molto. Di certo non possiamo controllare i livelli successivi. Nessuno può. Ma possiamo controllare le aziende da cui acquistiamo le materie prime. Ed è ciò che facciamo.

Qual è stata la reazione del Governo cinese quando avete deciso di non vendere i prodotti Paul Mitchell in Cina fino a quando la regolamentazione dei test sugli animali non verrà modificata?
All'inizio erano increduli, visto che i profitti da realizzare erano alti. Non potevano credere che esistessero aziende che lavorano così. E invece sì, noi crediamo in quello che facciamo. Non credo che il Governo cinese avesse qualcosa contro di noi. Voleva semplicemente aiutare il suo popolo pensando fosse necessario agire così. Ma alla fine, anche se questo ha richiesto molto tempo, hanno capito e desiderano modificare la loro legislazione. Certo, il cambiamento non si può fare in due minuti, pertanto ci siamo impegnati a collaborare con il Governo per aiutarlo a comprendere quali altre vie esistono per testare le materie – test chimici e macchinari per test in vitro – metodi anche più efficaci e accurati rispetto ai test sugli animali. La collaborazione continua anche oggi.

Questi metodi differenti sono più dispendiosi?
Non credo lo siano, perché i macchinari vengono comprati una volta sola. Mentre degli animali ti devi prendere cura tutto il tempo. E anche se è leggermente più caro all'inizio, sul lungo periodo si rivelerà certamente più economico e accurato.

Qual è stata la reazione dei cinesi in termini di società, distributori…?
Eravamo sul mercato cinese da oltre dieci anni. I saloni ai quali vendevamo erano molto contrariati di non poter più avere i prodotti Paul Mitchell, ma hanno capito che dovevamo lottare per quello in cui crediamo. Probabilmente apriremo una scuola in Cina: così vi potremo tenere i nostri prodotti che saranno tutti made in USA e non saranno testati su animali proprio perché sono per una scuola. Ma non potremo venderli perché altrimenti dovrebbero essere testati sugli animali. Questa è la soluzione che adotteremo mentre tentiamo di cambiare il loro pensiero su questa problematica. Alla fine ci riusciremo.
L’altro punto d’interesse è l’Europa, dove le leggi stanno cambiando.
Penso sia fantastico. Un grande passo avanti nella giusta direzione. Se solo riuscissero a passare allo step successivo, cioè quello di non fare test sugli animali per nessun prodotto e fare in modo che anche tutti quelli da cui compri non lo facciano, sarebbe strepitoso. In questo modo i grandi passi avanti saranno due. Ma in ogni caso questo è un buon traguardo, è una dichiarazione di intenti.

Quindi, qual è la sua posizione nei confronti dei test sugli animali?
Ogni prodotto che uscirà sarà testato su di me. Ovviamente non la permanente, perché si tratta di prodotti chimici ed è leggermente diverso. Ma tutto ciò che non è prodotto chimico, qualsiasi altro prodotto tricologico, lo testerò immediatamente su di me.

È ancora coinvolto nello sviluppo di nuovi prodotti?
Sì, incontro i nostri uffici marketing e sviluppo prodotti per esaminare tutto ciò che stiamo per lanciare e quello su cui stiamo lavorando. E mentre li sviluppano, li testo personalmente. Quindi non sono coinvolto solo sui prodotti, ma anche sulle relative profumazioni. Sono il chief executive officer dell’azienda e partecipo molto all’attività del brand.

Rimarrà tutto eco-sostenibile, con i prodotti fatti negli USA e un packaging riciclabile?
Stiamo esplorando proprio adesso la possibilità di attivare alcune produzioni in Europa. Ma sostanzialmente tutti i prodotti “umidi” saranno prodotti negli Stati Uniti. Diverso il discorso per le piastre e gli asciugacapelli, dei quali avremo una produzione Oltremare.

Cosa pensa dei mercati emergenti come Russia e Brasile, v

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